IL TEATRO DEVE ESSERE DISTRUTTO
26.10.2021

Era il 26 ottobre del 2020. Mi trovavo costretto ad una sfiancante quarantena fiduciaria durata quasi un mese. Intanto il governo aveva chiuso nuovamente i teatri. Di fiduciaria c'era solo la quarantena. Le speranze si dissolvevano come un foglio che brucia. Ancora una volta la scrittura è venuta in mio soccorso. Così è nato IL TEATRO DEVE ESSERE DISTRUTTO.
- Buongiorno ... -
C'è un uomo sul palcoscenico. Non si vede bene in faccia. C'è poca luce, ma dalla forma del corpo e da quei pochi tratti che si riescono a vedere, sembra proprio l'uomo del quadro. Si voltò per confermare i suoi dubbi ma questa volta nel quadro vide due persone. Quella di mezzo era sparita, ma pensò soltanto di aver visto male.
- Salve ... mi perdoni la durezza delle parole, ma deve uscire da questa sala. Fra qualche minuto devono buttare tutto giù -- E cosa ci volete costruire? -- Io sono soltanto il responsabile della ditta di demolizione ... ma per quello che ho sentito si tratta di un centro commerciale! -- Ho capito ... -- Quindi uscirà? -- No. Non credo. -- Signore, sono costretto a chiamare la polizia ... -- La chiami, è giusto. Lei deve fare il suo lavoro. Presumo sia un professionista. -- Certo. Ma ora non inizi a farmi le sviolinate sul fatto che anche il vostro sia un lavoro. Lo so e me ne rendo conto. Pero deve rendersi conto che questa struttura è chiusa da molti mesi ormai. -- Ma io non metto in dubbio questo fatto, né tanto meno la voglio ostacolare. Chiedo soltanto di essere abbattuto assieme a questo teatro ... -- Lei è cosciente del fatto che questo è impossibile, vero? -- Perche? Si puo uccidere un teatro e un uomo no? A voi cosa cambierebbe? -
Parlava con un marcato accento napoletano. Una voce tremante ma decisa. Diretta. Graffiata, ma mai arrabbiata. Era calma.
- Sono due cose molto diverse, signore mio. -- Eh ... questo per lei, forse. Non per me. Non per noi. -- Capisco, mi creda. È una situazione spiacevole, e me ne rendo perfettamente conto. Però non si può mica riaprire! Nessuno investirebbe in un teatro al giorno d'oggi. E un'altra attività sarebbe di certo più redditizia! Mi creda, a me dispiace veramente ... -- Certo, certo ... me ne rendo conto ... -- Vuol dire che uscirà? - - Non ho detto questo, signore mio ... Chiudere, aprire ... io non lo so! Di certo una società civile, un popolo culturalmente avanzato non avrebbe valutato così scarsamente il Teatro. Non ci avrebbe ritenuto così superflui ... chissà ... forse abbiamo sbagliato qualcosa ... -- E quindi cosa si dovrebbe fare secondo lei? -- Ma io non so qual è la soluzione. Io risposte non ne ho! È per questo che faccio Teatro. Per continuare a farmi delle domande. E, a mio modestissimo avviso, chi si fa delle domande dovrebbe meritare molto più rispetto di quello che gli dimostrano oggi le istituzioni. Noi siamo gente strana ... vede noi siamo quelli che si commuovono ancora davanti le cose belle. Siamo quelli che se piangiamo non ci si vergogna ... siamo quelli che non non si accontentano del politico che urla piu forte. Noi ci domandiamo perché quello sta urlando. E se le mezze risposte che ci diamo non ci convincono, noi non lo votiamo. Invece oggi molti si attaccano come dei parassiti a quello con la voce più grossa, non rendendosi conto che è lui, e non loro, il parassita di turno. Voi ci direte che siamo gente poco concreta, che la vita vera è fuori dal palcoscenico, che bisogna scegliere da che parte stare! E voi avete ragione. Il nostro è un modo strano di vivere, ce ne rendiamo conto. Ma non possiamo farne a meno. A noi il teatro ci ha insegnato ad amare come Cyrano, ci ha regalato la sua ironia! Il teatro ci ha spiegato l'odio e l'invidia di Iago, la gelosia di Otello, a interrogarci come Amleto. Ci ha fatto consocere la faccia brutta dell'ambizione quando Riccardo III uccise i fratelli e Macbeth il suo re! E questa è una piccolissima parte di tutto quello che ci è passato sopra la pelle. Sono solo alcuni dei personaggi di cui ci siamo vestiti. Il Teatro ci ha spiegato la vita quando la vita non riusciva a spiegare se stessa. E sapete perchè? Perche fra noi teatranti, povera gente, c'è sempre uno o una che una mattina si sveglia e s'impegna per mettere in guardia gli altri, le future generazioni. E sapete come lo fa? Scrivendo un testo. Questa è la grande differenza tra noi e voi. Vedete? Noi, alle generazioni future, ci pensiamo davvero. Voi non vi fate domande se un ragazzino fuma o se beve, se uno gioca d'azzardo. Per voi è tutta cassa. Sono tasche che si riempiono! Siamo noi che troviamo il modo di salvarli. Perché con un buon testo, e perchè no, una musica adatta, io ve lo giuro, un alcolista che magari prima ha picchiato la figlia, poi dopo piange. Non lo sappiamo se si pente, ma piange. Il che è gia tanto. Non lo sappiamo perché ... ma ogni tanto è come se Dio parlasse attraverso il palco, attraverso la musica. Attraverso noi. Voi non immaginate neanche quante persone il teatro sia riuscito a salvare. Ma non vi biasimo. Non lo conoscete! Ma proprio per questo non lo potrete distruggere! E non potrete distruggere noi. Perché qui ci sta l'autografo di Dio. Noi piccoli sacerdoti, dopo anni e anni ancora ci chiediamo "ma perché a me?" "Perché il Signore ha voluto che proprio io scrivessi quei versi?", "Chi è che, leggendo queste parole, domani si sentirà meglio?". Noi non abbiamo una risposta. Gliel'ho detto. Noi siamo solo quelli che pongono le domande. Siamo quelli che nonostante i tagli, i pochi soldi che ci date, nonostante la piccolissima considerazione che avete di noi, non si fanno strappare la voglia, non si fanno spegnere i cuori dentro il petto. Perché noi non abbiamo un cuore solo. Ne abbiamo uno per ogni personaggio che abbiamo abbracciato. Ecco perché in fin dei conti sarà difficile ucciderci definitivamente. Perchè tra noi e voi, sta Dio di mezzo ... o, se lei non crede in Dio, lo consideri come un bene superiore, qualcosa che sta molto al di sopra di noi ... Quindi, e mi ascolti bene perché glielo dirò soltanto una volta, gradirei con tutto il cuore di cadere giù insieme al mio teatro, con cui ho fatto solo del bene. Mi dispiace, ma io non uscirò da qua dentro. - E sorrise. Non si vedeva bene, per via della poca luce. Ma in cuor suo sentiva che quell uomo aveva sorriso, prima di sparire dietro una quinta larga e nera."
"Un uomo passeggia in un vecchio teatro abbandonato. Cerca qualcuno. I suoi occhi s'imbattono in un quadro antico. Sono raffigurate tre persone, due uomini e una donna. C'è una scritta sotto: I fratelli De ... e poi è tutto confuso. Non si legge bene. Prende il suo cellulare e chiama.- Salve! Sono il responsabile della ditta di demolizioni. Sono stato chiamato per quell'uomo, il barbone che pare dorma ancora qua dentro ... esatto ... si però non ho trovato nessuno ... daccordo ... allora procediamo con la demolizione! -
Fa per andarsene ma qualcuno lo chiama.- Buongiorno ... -
C'è un uomo sul palcoscenico. Non si vede bene in faccia. C'è poca luce, ma dalla forma del corpo e da quei pochi tratti che si riescono a vedere, sembra proprio l'uomo del quadro. Si voltò per confermare i suoi dubbi ma questa volta nel quadro vide due persone. Quella di mezzo era sparita, ma pensò soltanto di aver visto male.
- Salve ... mi perdoni la durezza delle parole, ma deve uscire da questa sala. Fra qualche minuto devono buttare tutto giù -- E cosa ci volete costruire? -- Io sono soltanto il responsabile della ditta di demolizione ... ma per quello che ho sentito si tratta di un centro commerciale! -- Ho capito ... -- Quindi uscirà? -- No. Non credo. -- Signore, sono costretto a chiamare la polizia ... -- La chiami, è giusto. Lei deve fare il suo lavoro. Presumo sia un professionista. -- Certo. Ma ora non inizi a farmi le sviolinate sul fatto che anche il vostro sia un lavoro. Lo so e me ne rendo conto. Pero deve rendersi conto che questa struttura è chiusa da molti mesi ormai. -- Ma io non metto in dubbio questo fatto, né tanto meno la voglio ostacolare. Chiedo soltanto di essere abbattuto assieme a questo teatro ... -- Lei è cosciente del fatto che questo è impossibile, vero? -- Perche? Si puo uccidere un teatro e un uomo no? A voi cosa cambierebbe? -
Parlava con un marcato accento napoletano. Una voce tremante ma decisa. Diretta. Graffiata, ma mai arrabbiata. Era calma.
- Sono due cose molto diverse, signore mio. -- Eh ... questo per lei, forse. Non per me. Non per noi. -- Capisco, mi creda. È una situazione spiacevole, e me ne rendo perfettamente conto. Però non si può mica riaprire! Nessuno investirebbe in un teatro al giorno d'oggi. E un'altra attività sarebbe di certo più redditizia! Mi creda, a me dispiace veramente ... -- Certo, certo ... me ne rendo conto ... -- Vuol dire che uscirà? - - Non ho detto questo, signore mio ... Chiudere, aprire ... io non lo so! Di certo una società civile, un popolo culturalmente avanzato non avrebbe valutato così scarsamente il Teatro. Non ci avrebbe ritenuto così superflui ... chissà ... forse abbiamo sbagliato qualcosa ... -- E quindi cosa si dovrebbe fare secondo lei? -- Ma io non so qual è la soluzione. Io risposte non ne ho! È per questo che faccio Teatro. Per continuare a farmi delle domande. E, a mio modestissimo avviso, chi si fa delle domande dovrebbe meritare molto più rispetto di quello che gli dimostrano oggi le istituzioni. Noi siamo gente strana ... vede noi siamo quelli che si commuovono ancora davanti le cose belle. Siamo quelli che se piangiamo non ci si vergogna ... siamo quelli che non non si accontentano del politico che urla piu forte. Noi ci domandiamo perché quello sta urlando. E se le mezze risposte che ci diamo non ci convincono, noi non lo votiamo. Invece oggi molti si attaccano come dei parassiti a quello con la voce più grossa, non rendendosi conto che è lui, e non loro, il parassita di turno. Voi ci direte che siamo gente poco concreta, che la vita vera è fuori dal palcoscenico, che bisogna scegliere da che parte stare! E voi avete ragione. Il nostro è un modo strano di vivere, ce ne rendiamo conto. Ma non possiamo farne a meno. A noi il teatro ci ha insegnato ad amare come Cyrano, ci ha regalato la sua ironia! Il teatro ci ha spiegato l'odio e l'invidia di Iago, la gelosia di Otello, a interrogarci come Amleto. Ci ha fatto consocere la faccia brutta dell'ambizione quando Riccardo III uccise i fratelli e Macbeth il suo re! E questa è una piccolissima parte di tutto quello che ci è passato sopra la pelle. Sono solo alcuni dei personaggi di cui ci siamo vestiti. Il Teatro ci ha spiegato la vita quando la vita non riusciva a spiegare se stessa. E sapete perchè? Perche fra noi teatranti, povera gente, c'è sempre uno o una che una mattina si sveglia e s'impegna per mettere in guardia gli altri, le future generazioni. E sapete come lo fa? Scrivendo un testo. Questa è la grande differenza tra noi e voi. Vedete? Noi, alle generazioni future, ci pensiamo davvero. Voi non vi fate domande se un ragazzino fuma o se beve, se uno gioca d'azzardo. Per voi è tutta cassa. Sono tasche che si riempiono! Siamo noi che troviamo il modo di salvarli. Perché con un buon testo, e perchè no, una musica adatta, io ve lo giuro, un alcolista che magari prima ha picchiato la figlia, poi dopo piange. Non lo sappiamo se si pente, ma piange. Il che è gia tanto. Non lo sappiamo perché ... ma ogni tanto è come se Dio parlasse attraverso il palco, attraverso la musica. Attraverso noi. Voi non immaginate neanche quante persone il teatro sia riuscito a salvare. Ma non vi biasimo. Non lo conoscete! Ma proprio per questo non lo potrete distruggere! E non potrete distruggere noi. Perché qui ci sta l'autografo di Dio. Noi piccoli sacerdoti, dopo anni e anni ancora ci chiediamo "ma perché a me?" "Perché il Signore ha voluto che proprio io scrivessi quei versi?", "Chi è che, leggendo queste parole, domani si sentirà meglio?". Noi non abbiamo una risposta. Gliel'ho detto. Noi siamo solo quelli che pongono le domande. Siamo quelli che nonostante i tagli, i pochi soldi che ci date, nonostante la piccolissima considerazione che avete di noi, non si fanno strappare la voglia, non si fanno spegnere i cuori dentro il petto. Perché noi non abbiamo un cuore solo. Ne abbiamo uno per ogni personaggio che abbiamo abbracciato. Ecco perché in fin dei conti sarà difficile ucciderci definitivamente. Perchè tra noi e voi, sta Dio di mezzo ... o, se lei non crede in Dio, lo consideri come un bene superiore, qualcosa che sta molto al di sopra di noi ... Quindi, e mi ascolti bene perché glielo dirò soltanto una volta, gradirei con tutto il cuore di cadere giù insieme al mio teatro, con cui ho fatto solo del bene. Mi dispiace, ma io non uscirò da qua dentro. - E sorrise. Non si vedeva bene, per via della poca luce. Ma in cuor suo sentiva che quell uomo aveva sorriso, prima di sparire dietro una quinta larga e nera."