IL MIRACOLO
Il mio Figlio Prediletto

Sia chiaro. Sono morbosamente geloso e apprensivo verso qualsivoglia mio testo (che non ho mai mancato un sol giorno di considerare come dei figli). C'è, tuttavia, una creatura che fin da subito mi è entrata dentro come un amore lancinante. E' il primo che non ha bussato. Non ha chiesto permesso. È entrato e basta. Non so se ha dato una spallata alla porta o l'ha sfondata con un calcio. Soltanto è successo che un giorno ho sentito un rumore dentro di me, sono andato a vedere cosa era successo e ho trovato quattro buffi omuncoli. Tre di loro avevano delle profonde occhiaie, e sulle guance c'erano i segni dei morsi della fame. Scavati dalla miseria e dalla povertà. Si presenta il primo. È il Sindaco di un piccolo paese sconosciuto. Veste miseramente ma si porta dietro uno strascico di dignità, come una cometa. Accanto a lui c'era un uomo alto e un po' ricurvo. Capisco subito che è un prete perché ha un colletto bianco e le mani giunte come in preghiera. Il primo, ma me ne rendo conto dopo, le mani le portava unite dietro la schiena. L'ultimo dei tre aveva un lungo camice bianco e uno stetoscopio al collo. Le mani tenevano una tazzina che quasi si poggiava sulla sua grande pancia. Era decisamente più basso degli altri. C'era una quarta persona, ma non era assolutamente come gli altri. Per cominciare, era giovane. La sua condizione di inesperienza non gli aveva ancora concesso il lusso della "cattiveria". Quel ragazzo era troppo giovane per aver lottato con la vita. Quei tre, invece, ne portavano a dosso i segni su ogni parte del corpo e sui vestiti. Il giovane ragazzo ha una piccola fotocamera in mano e in registratore nell'altra. È un giornalista. Sta cercando uno scoop. Ama la giustizia. A tutti i costi. Poi sento un rumore. Mi giro. Mi è parso di vedere qualcosa. Mi sento sfiorare, poi lo vedo: E' un uomo semi nudo. Ha il volto coperto da stracci e striscia raso terra come un topo. Farfuglia qualcosa. Non riesco a capire bene, ma noto una cosa molto strana. I tre anziani hanno quasi paura di quello strano incrocio animalesco. Lo temono profondamente. Anche il Sindaco farfuglia a denti stretti una frase: "La verità la sanno i bambini e i pazzi". Ora ditemi voi. Davanti a cinque esseri così sublimi io mi sono inchinato. Hanno occupato la mia casa per quattro giorni. Questo è stato il tempo in cui ho scritto IL MIRACOLO. Poi questi cinque personaggi sono andati vi dalla mia testa per entrare nel mio cuore. Sono lì dentro da allora. Era un pomeriggio di settembre del 2019 quando ho cominciato e per due anni non ho fatto altro che desiderare la messa in scena. L'ho amato dal primo momento. Rappresentava tanto di me e del mio cambiamento. Finora la mia Pièce più importante era stata IO NON MI RASSEGNO. Un tripudio di amore per la giustizia e senso del dovere. IL MIRACOLO racconta esattamente il contrario. Per questo lo considero il fratello gemello di IO NON MI RASSEGNO. Entrambi raccontavano una parte di me. Per essere precisi, è quasi un grottesco spin off di IO NON MI RASSEGNO. Una delle frasi iniziali spiega la differenza tra i giovani, i grandi e i pazzi. I primi inseguono la giustizia. Sacrificherebbero la vita per un ideale. I grandi valutano non più cosa sia giusto e cosa no, bensì cosa è necessario per sopravvivere. I pazzi, invece sono in un mondo a sé. Vivono fuori dalle righe. Sono dei puri. Tanto, tanto, tanto rari e innamorati della vita e della verità. Cosa era cambiato allora dentro di me tanto da far nascere il bisogno di raccontare la storia di tre cattivi fino al punto di (quasi) giustificarli per le loro azioni? La risposta è "niente". Non era cambiato niente ancora. Sentivo, però, che inevitabilmente andavo in contro alle mille difficoltà della vita e più mi ci avvicinavo e più mi sentivo debole. La vita è grande e l'uomo può sempre sbagliare. Questo non lo giustifica. La giustizia resta, infatti, un'altra tematica velatamente centrale de IL MIRACOLO. Insomma, non voglio raccontare troppo perché finalmente abbiamo una data. E io sono estremamente felice e trepidante. Oggi è il 15 settembre 2021. Mancano quindici giorni. E al momento non esiste niente di niente che sia nato dalla mia penna, che sia più "alto" e al contempo più poetico de IL MIRACOLO. Ad oggi ho la certezza dentro di me che non scriverò mai più qualcosa così. Forse migliore. Perché no. Forse peggiore. Molto probabile. Ma come lui, mai più.