IL BAR DELLE DIECI DI SERA - Pt. 1
INTRODUZIONE

Il
Barista sapeva perfettamente la quantità di whinsky da versare nel bicchiere
del professore. Non perché ci fosse una regola fra i barman, ma perché il
professore lo chiedeva sempre doppio. Era un'abitudine ormai, il whinsky delle
dieci di sera. Il Barista era bravo a ricordarsi di tutti i clienti, che poi
non erano molti (c'è da dirlo), e anche cosa desiderassero. Nella maggior parte
dei casi sapeva anche il motivo. Nel caso del professore, professore di latino
e greco, uomo d'altri tempi, era un immancabile appuntamento col Mietitore. Gli
era stato comunicato l'affiorare di una rara patologia degenerativa. Era un
uomo di lettere, amava la filosofia, per cui non reagì nel peggiore dei modi.
Quasi aveva accettato il fatto che, come tutti d'altronde, sarebbe dovuto
finire. C'è da dire, però, che non era l'unico individuo degno di nota che si
recava nel bar la sera. C'era uno scrittore. Un poeta romantico e disilluso che
cercava nel fondo dei bicchieri la pace che il sonno non poteva dargli. Spesso
si poteva trovare anche una giovane artista, aspirante attrice senza talento
alla disperata ricerca di occhi capaci di saper guardare; e, di tanto in tanto,
qualcun altro che si intrufolava nel bar, o per sbaglio o per curiosità; sia su
due che su quattro zampe. Questi sono solo alcuni dei personaggi delle dieci di
sera, quell'orario strano e sospeso, quella via di mezzo che non è ancora seconda
e neanche prima serata. Perché le dieci di sera non esistono. Mi sono sempre
detto che è per questo motivo che mandano in onda film verso le nove, per distrarre
la gente dalla consapevolezza che le dieci non esistono. Ecco perché era il
loro orario preferito per andare al bar. Perché, come l'orario,
fondamentalmente non esistevano neanche loro.