CLOWNDESTINI (che non ha il trattino in mezzo)
Un figlio bello e di poche parole
Ecco. Di questo spettacolo c'è un po' da dire e da raccontare. Da poco, tra le altre cose, c'è stata una delle repliche del suo quarto anno consecutivo. Al Giardino degli Aranci, a Roma, in occasione dell'evento estivo "Estate Romana", che fin da quando abbiamo cominciato il lavoro con la mia compagnia è stato uno dei risultati più ambiti. Vi racconterò la genesi di questo mio figlio strano. Estate 2018. Abbiamo appena finito l'accademia e decidiamo di sperimentare l'arte del clown, appresa durante il secondo anno di scuola. Ci facciamo costruire un sipario con le ruote da un fabbro, e la madre di uno dei membri della compagnia cuce due larghi tendoni rossi. Partiamo per l'Abruzzo, lo splendido Abruzzo. La sera replicavamo degli sketch clown sui diversi lungo - mare, e la mattina ci riunivamo per pensare a come poter mettere in piedi uno spettacolo che potesse seguire quella grammatica Teatrale. La prima idea, giacché eravamo in sei, era di creare sei quadri differenti che potessero raccontare la vita dei migranti, di chi parte, di chi deve lasciare tutto. Per qualche giorno seguiamo l'idea di queste "sei regie" che insieme avrebbero composto lo spettacolo. Una mattina poi mi trovo a parlare con uno della compagnia, gli altri ancora dormivano e il caldo cominciava già a bussare a porte e finestre. Esprimo delle perplessità e spiego ciò che secondo me è un clown. Un essere puro che si trova per caso o per sbaglio in un posto che non gli appartiene, tra gente che non gli appartiene. Un clown è un diverso che non vede possibile cambiare, perché nella sua purezza e leggerezza pensa che essere se stessi è sempre la cosa giusta. Da questa considerazione mi pongo due domande. Domanda numero uno: E se ci fosse un clown che si trova in una città? Domanda numero due: E se ci fossero due clown che si trovano in una città di gente che non li vuole? Da questo nasce Clowndestini (il titolo non l'ho scelto io. E' opera di una componente della squadra). Vedo una bella luce nascere negli occhi del ragazzo con cui stavo parlando. E continuo a chiedermi: Ma cosa farebbero due clown in una chiesa? E in mezzo ai rumori della città? Quanti personaggi strani potrebbero incontrare? Forse uno che parla all'auricolare che loro pensano gli stia parlando (come mi capitava spesso con mio padre quando ero piccolo). Forse questo, forse quello, e perché no quell'altro. Insomma, semino in un terreno fertile. Grazie a questo e alla fantasia e alle improvvisazioni di tutta la squadra nasce la trama: Due Clown con il naso rosso arrivano in una città di Clown con il naso bianco. Da qui capite tutto il resto. E' uno dei miei "figli" più fortunati, quello che in assoluto ha meno battute di tutti! Credo sia il più fortunato anche perché non ha avuto soltanto me come genitore, ma tutta la mia squadra. Insomma, gente a cui devo molto. Non è facile descrivere cosa per me e per il pubblico sia quello spettacolo. Però posso condividere con voi un pensiero che scrissi sui social poco prima di una delle tante repliche di "Clowndestini".
"Domani si parte di nuovo. Un clown non ha casa. Ha un mondo
a disposizione eppure gli sta stretto qualsiasi luogo. Un clown non ha casa
perché la terra non è un posto per quelli come lui. Domani si viaggia; si va giù, nel cuore della Campania con
"Clowndestini".
Lì torno sul palco con il mio piccolo naso rosso. È ormai un
anno, o quasi, che io e lui ci tuffiamo in mondi assurdi, e scopriamo quanto
strani possano essere gli uomini, e ogni volta, puntualmente, quanto possono
essere stupidamente cattivi.
CLOWNDESTINI è una finestra, un buco dal quale tutti possono guardarsi.
CLOWNDESTINI è uno specchio.
CLOWNDESTINI è il posto dove le persone hanno paura di quello che non si conosce, e non se ne conosce neanche la ragione; si ha paura e basta, perché c'è molta gente a cui fa comodo che gli altri abbiano paura di qualcosa.
CLOWNDESTINI è il posto dove la gente è pazza, perché si parla a telefono e non ci si accorge di chi c'è attorno. È il luogo dove si cammina con la mappa in mano perché non si trova mai la strada giusta.
CLOWNDESTINI è il luogo dove i bigotti camminano faccia a terra e in fila, come tanti piccoli automi, perché in fondo i bigotti fanno cosi, e non si rendono conto che Dio non sta a terra.
CLOWNDESTINI non è il luogo perfetto in cui vivere, ma è il posto perfetto per ritrovarsi. È il posto perfetto per ricordarsi che siamo tutti uguali ... anzi ... che siamo tutti diversi, e che questa cosa è bellissima.
CLOWNDESTINI è molto di più di un costume di scena e un naso
di gomma.
CLOWNDESTINI è una fotografia
E in questa fotografia ci siamo io,
il mondo intero
e un pezzo del mio cuore."
